CAPITOLO 1
CAPITOLO 1: L’AVVENTO DELLA TELEVISIONE
P.1.1:”NASCITA ED EVOLUZIONE DELLA TELEVISIONE
P.1.1:”NASCITA ED EVOLUZIONE DELLA TELEVISIONE
La nascita della televisione è avvenuta grazie alle innumerevoli scoperte ed invenzioni che si sono susseguite a partire dalla seconda metà del 1800, quando alla base di questi intenti, c’era la necessità di dare all’elettricità il compito di accorciare le distanze cambiando i connotati all’accezione di tempo e spazio; a partire dall’ invenzione del telefono fino ad arrivare alla trasmissione delle immagini in movimento.
Già agli inizi del XIX secolo lo scienziato svedese Barzelius ci rese partecipi di alcune importanti proprietà del selenio che vennero sfruttate qualche anno più tardi dal telegrafista irlandese Christian May, il quale notò alcune particolari anomalie di questo non metallo quando veniva colpito dal sole.
Uno dei primi tentativi di trasmissione di un’immagine a distanza fu opera dello scienziato italiano Perosino che nel 1881 ideò un sistema di telegrafia, questo era una primitiva telecamera, il soggetto da trasmettere veniva posto di fronte ad una macchina fotografica l’immagine del soggetto veniva analizzata da una cellula fotoelettrica punto per punto, il segnale ricavato, trasmesso al ricevitore consentiva la riproduzione dei contorni dell’immagine su un foglio di carta.
Il fisico tedesco Hallwachs nel 1888 fece diversi esperimenti, e concluse che un metallo allo stato neutro acquistava una carica positiva sotto l’effetto della luce ultravioletta, e sotto la luce stessa, le cariche negative lasciavano un corpo e seguivano le linee di forza elettriche; nello stesso anno,il fisico italiano Righi definì questo come cellula fotoelettrica. L’idea di trasmettere immagini in movimento fu una conseguenza di tutti gli esperimenti che vennero eseguiti per trasmettere le immagini fisse. Ci furono molti tentativi per realizzare un impianto televisivo, ma molti furono di scarso successo, il primo tra tutti a riuscire nell’intento fu l’inventore e tecnico svedese Paul Niphore Nipkow nel 1884, il dispositivo consentiva l’esplorazione dell’immagine attraverso due dischi dotati di fori posti a spirale. Il disco di trasmissione e quello in ricezione dovevano girare in perfetta sincronia e la trasmissione avveniva attraverso cavi elettrici.
Il disco utilizzato per l’analisi dell’immagine era provvisto di fori disposti in modo che la distanza dal centro variasse per due fori consecutivi di una misura uguale al diametro dei fori, il passo della spirale corrispondeva così all’altezza dell’immagine, e la distanza alla larghezza, messo il disco in rotazione, ogni foro descriveva una linea, ad ogni rotazione completa si aveva una successione di linee dal basso in alto corrispondente al numero di fori; per ottenere una visione continua era necessario far compiere al disco venti rotazioni al secondo. Mentre il dispositivo di analisi era costituito da una cellula fotoelettrica, quello di sintesi, invece era formato da una sorgente luminosa la cui intensità variava in relazione alla luminosità dei corrispondenti punti del soggetto. L’immagine ripresa veniva così ricostruita per punti diversamente illuminati, la cui successione andava a formare una linea, che nel loro insieme costituiva l’immagine, proprio da questo meccanismo nasce l’origine delle cosidette “righe televisive” utilizzate tuttora (interlacciamento). Nel 1889 Lazare Weiller ideò un dispositivo analogo sostituendo il disco con una ruota di specchi posti sulla superficie laterale con diversa inclinazione. La vera svolta avvenne dopo il 1920 quando ai cavi elettrici si sostituì la trasmissione senza fili che avveniva tramite efficaci sistemi di comunicazione che sfruttavano le onde radio; ma trasmettere a distanza le immagini in movimento era un procedimento molto complesso, basato sul concetto di scanning, già conosciuto e utilizzato dal telegrafo di Perosino.
Ogni immagine doveva essere scomposta in linee, ogni linea veniva letta come una successione di punti, che veniva trasformata in un segnale elettrico, il cui impulso così originato poteva essere trasportato a distanza con la diffusione radio e ricostruito un punto dopo l’altro, una riga per volta con una lampada che emetteva luce in maniera proporzionale alla luminosità che aveva generato il segnale. La qualità delle immagini aumentava in proporzione al numero delle righe di scansione. Il primo esperimento di televisione risale al 1926, a livello industriale si sviluppò nel 1930, con il sistema Baird, dal suo inventore John Logie Baird.
La Baird Television funzionava per scansione meccanica (su modello del disco di Nipkow) trasmetteva le immagini attraverso le onde radio invece dei cavi elettrici, il visore era costituito da un altro disco di Nipkow che girava davanti una lampada al neon comandata dal segnale modulato a seconda della luminosità dei punti letti. Il televisore doveva essere collegato all’apposita uscita di un radioricevitore per sintonizzarsi sulla frequenza che trasmetteva le immagini e per il sonoro serviva un altro radioricevitore, i dischi di trasmissione e ricezione erano sincronizzati, le immagini erano di scarsa qualità, di piccole dimensioni e poco luminose, ma il problema più grande era mantenere in sincrono i due dischi. Con l’elettronica si sono risolti i principali problemi. L’ingegnere russo Zworykin studià un’eventuale introduzione di un raggio fotoelettronico all’interno del tubo a raggi catodici, nel 1933 egli perfezionò l’idea e realizzò l’iconoscopio, un sistema elettronico per la ricostruzione delle immagini, basato sull’invenzione del tubo a raggi catodici di Braun, il quale funzionamento prevedeva che all’interno del cinescopio fossero posti sullo schermo frontale dei fosfori che sarebbero diventati luminosi se colpiti dagli elettroni emessi in base al segnale ricevuto.
Durante la seconda guerra mondiale le sperimentazioni sulla televisione subirono un rallentamento, dopo la fine di questo evento ricominciarono a sperimentare ma negli anni cinquanta furono adottati per le telecamere i nuovi tubi “vidicon”, più moderni e robusti, dopo furono introdotte tecnologie sempre più innovative che consentirono molti progressi nella trasmissione televisiva. La nascita della tv italiana è datata 1945, ma la preistoria della tv risale al 1929, quando a Milano, negli studi URI (unione radiofonica italiana), futura EIAR (ente italiano audizioni radiofoniche) due ingegneri Alessandro Banfi e Sergio Bertolotti tentano i primi esperimenti di trasmissione a distanza dell’immagine, essi avranno migliori risultati nel 1932 usando nuove apparecchiature tedesche, e l’anno successivo alla V mostra nazionale della radio di Milano sono presentati al pubblico i primi esperimenti di radio diffusione. Nel 1939 l’EIAR, sempre a Milano, installa sulla sommità della torre littoria del parco nord, due trasmettitori collegati tramite un cavo coassiale in grado di trasmettere immagini e suoni ricevibili entro un raggio di circo 50 Km, successivamente in occasione della XI Mostra Nazionale della Radio (16 settembre) danno vita al primo programma sperimentale, sempre in concomitanza della mostra della radio l’11 settembre del 1949 all’interno del palazzo dell’arte, mandarono in onda delle trasmissioni tra cui varietà, canzonette, balletti e opere teatrali tutte realizzate per lo più da personale americano.
Altri episodi di particolare sono nel 1950 trasmettono a bassa frequenza la commedia “Il generalissimo” (di Ferec Molnàr) allestita e organizzata da Vittorio Brignole a Torino e nel 1951 si svolge il I Congresso Nazionale della Televisione, e il CNR istituisce il centro studi della tv, per i suoi sistemi di trasmissione. L’anno canonico della sperimentazione televisiva è in realtà il 1952, in cui la RAI (al tempo Radio Audizioni Italiano) installa a Milano un impianto trasmittente completo da 5Kw comprensivo di uno studio di riprese predisposto nel palazzo di corso Sempione che entra in funzione in occasione dell’apertura della fiera campionaria, trasmettendone la cerimonia inaugurale. Per la durata della fiera la RAI organizzò cicli di trasmissioni sperimentali proseguite quotidianamente con orario fisso, vennero prodotti anche i primi telegiornali, della durata di 15 minuti di cui il primo fu il 10 settembre e venivano trasmessi il martedì, il giovedì e il sabato, questo modello di cinegiornale comprendeva cinque o sei servizi commentati con voce fuori campo e conclusi da una sequenza di curiosità. La redazione era formata da due giornalisti che fungevano anche da annunciatori, due operatori, un montatore e cinque inviati nei principali capoluoghi dell’Italia settentrionale. Agli inizi la funzione sociale della televisione fu quella di perfezionare ed allargare il ruolo già svolto dalla radio cioè dare un’idea di realtà attraverso la contemporaneità di suono e immagine, così che l’utente potesse ricevere esempi di agiatezza e di largo consumo, veniva educato alle nuove forme di vita urbana e aveva la possibilità di vedere luoghi ai quali altrimenti non avrebbe mai potuto accedere. La tv divenne ben presto sinonimo di progresso, perché trasmetteva a tutti le stesse informazioni, conoscenze e forme di intrattenimento. Oggi nel mondo ci sono circa 2 miliardi di apparecchi televisivi, almeno un miliardo di persone vede la televisione ogni giorno, nessun mass media, nell’arco dell’evoluzione dell’uomo, ha mai raggiunto un pubblico così esteso. La prima trasmissione regolare della televisione fu “Arrivi e partenze”, una rubrica settimanale dove venivano intervistate persone note all’arrivo o in partenza da un viaggio, i conduttori\anchormen, Mike Bongiorno e Arnaldo Pizzo, avevano il compito di fermarle tra un volo e l’altro così da condividere le loro esperienze e pensieri. Tra le curiosità possiamo sottolineare che questa fu in assoluto la prima apparizione di un giovanissimo Mike Bongiorno nella televisione italiana.
Altro programma importante per la storia della tv italiana fu “Un, due, tre” poichè segnò il passaggio dalla recitazione teatrale a quella televisiva; esso era un varietà musicale di Scarnicci e Tarabusi, condotto da Mario Caratenuto, Riccardo Billi, Mario Rivi ed in seguito da Vianello e Tognazzi, il titolo rimandava alle tre telecamere presenti nello studio e ai tre mini-spettacoli che lo componevano, questa trasmissione durò 6 anni. Cinquanta anni fa l’Italia si esprimeva a dialetti, e la televisione ebbe un importante compito educazionale insegnando l’italiano agli italiani, ed una delle trasmissioni che unificò la lingua d’Italia fu il programma “Lascia o Raddoppia” condotto da Mike Bongiorno a partire dal 1945. Inoltre, il programma appena citato, ebbe una forte influenza sulla popolazione tanto da rivalutare l’importanza dell’istruzione, garantendo così alla riforma sull’obbligo di frequentazione della scuola media superiore attuata nel ‘62 da parte del governo un largo consenso nei cittadini.
La televisione creò dei veri e propri momenti di aggregazione che resero ancor più importanti gli avvenimenti quotidiani, che ad oggi sono diventate delle tradizioni, basti pensare alla “Lotteria di Capodanno” ancora oggi molto in voga; con il suo potere di propaganda, fu un importante antidepressivo contro le infauste conseguenze portate dalle guerre trascorse. I primi dirigenti RAI volevano creare un palinsesto ricco di programmi culturali, un esempio tra questi fu “L ’Approdo” dove personaggi competenti in diverse materie istruivano gli ascoltatori sui più svariati argomenti oppure potevamo trovare il professor Cutolo che leggeva i “Promessi sposi”; queste rubriche sono nate come supplemento e talvolta come sostituzione ai libri di scuola. Sino alla seconda metà degli anni ’70 la RAI monopolizzava la televisione. Fu nel 1980 quando la RAI incontrò il suo primo concorrente nel mercato mediale: Silvio Berlusconi portò in quegli anni la sua TELEMILANO, che da emittente a diffusione regionale divenne a carattere nazionale, presentando “SOGNI NEL CASSETTO” condotto dall’ormai celebre Mike Bongiorno; questa era la nascita di CANALE 5.
Quando questo canale entrò in onda il suo slogan fu “Corri a casa in tutta fretta, c’è un biscione che ti aspetta!”, ovviamente la parola “biscione” era riferita al vecchio marchio di Canale 5 che aveva la forma di un serpente. Negli anni 90’ la RAI e la MEDIASET (la nuova Telemilano con l’aggiunta di due nuove emittenti) si somigliavano molto, ma la sostanziale differenza fu che Berlusconi capì già al tempo che la televisione moderna dipende dalla pubblicità da cui dipendono la programmazione tv e il profitto delle imprese. Da qui inizia la guerra degli ascolti (auditel).
Tra gli anni 80’-90’ i telespettatori iniziarono a battersi per i diritti dei bambini invocando la necessità di una televisione meno esplicita, ma anzi più sicura e adatta ad un pubblico più eterogeneo, nasce così nel 1990 la legge “Mammì” che stabilì, in determinate ore del palinsesto, film e/o programmi per bambini con relativa diminuzione o assenza di spot pubblicitari durante i cartoni animati, inoltre ci fu uno slittamento dei film vietati ai minori di 18 anni a partire dalle ore 22.30; anche canale 5 nel 1996 studiò un sistema di segnaletica da usare come guida per la visione dei programmi televisivi i così detti “bollini d’attenzione”. Tra le metà degli anni 50’ fino alla metà degli anni 80’ nacquero delle trasmissioni televisive che ancora oggi molti ricordano con affetto e che hanno dato le basi ai programmi odierni, tra le indimenticabili troviamo “Lascia o raddoppia”(1956), “Canzonissima”(1956), “Il musichiere”(1957), “Festival di Sanremo”(1951), “Lo zecchino d’oro”(1967), “Il Carosello”(1957), “Giochi senza frontiere”, “Portobello”, “Domenica in”, “Maurizio Costanzo show”, “Drive in”, “Ok il prezzo è giusto”, “Fantastico” e “Buona domenica”, “Superclassifica show”.
Il fisico tedesco Hallwachs nel 1888 fece diversi esperimenti, e concluse che un metallo allo stato neutro acquistava una carica positiva sotto l’effetto della luce ultravioletta, e sotto la luce stessa, le cariche negative lasciavano un corpo e seguivano le linee di forza elettriche; nello stesso anno,il fisico italiano Righi definì questo come cellula fotoelettrica. L’idea di trasmettere immagini in movimento fu una conseguenza di tutti gli esperimenti che vennero eseguiti per trasmettere le immagini fisse. Ci furono molti tentativi per realizzare un impianto televisivo, ma molti furono di scarso successo, il primo tra tutti a riuscire nell’intento fu l’inventore e tecnico svedese Paul Niphore Nipkow nel 1884, il dispositivo consentiva l’esplorazione dell’immagine attraverso due dischi dotati di fori posti a spirale. Il disco di trasmissione e quello in ricezione dovevano girare in perfetta sincronia e la trasmissione avveniva attraverso cavi elettrici.
Il disco utilizzato per l’analisi dell’immagine era provvisto di fori disposti in modo che la distanza dal centro variasse per due fori consecutivi di una misura uguale al diametro dei fori, il passo della spirale corrispondeva così all’altezza dell’immagine, e la distanza alla larghezza, messo il disco in rotazione, ogni foro descriveva una linea, ad ogni rotazione completa si aveva una successione di linee dal basso in alto corrispondente al numero di fori; per ottenere una visione continua era necessario far compiere al disco venti rotazioni al secondo. Mentre il dispositivo di analisi era costituito da una cellula fotoelettrica, quello di sintesi, invece era formato da una sorgente luminosa la cui intensità variava in relazione alla luminosità dei corrispondenti punti del soggetto. L’immagine ripresa veniva così ricostruita per punti diversamente illuminati, la cui successione andava a formare una linea, che nel loro insieme costituiva l’immagine, proprio da questo meccanismo nasce l’origine delle cosidette “righe televisive” utilizzate tuttora (interlacciamento). Nel 1889 Lazare Weiller ideò un dispositivo analogo sostituendo il disco con una ruota di specchi posti sulla superficie laterale con diversa inclinazione. La vera svolta avvenne dopo il 1920 quando ai cavi elettrici si sostituì la trasmissione senza fili che avveniva tramite efficaci sistemi di comunicazione che sfruttavano le onde radio; ma trasmettere a distanza le immagini in movimento era un procedimento molto complesso, basato sul concetto di scanning, già conosciuto e utilizzato dal telegrafo di Perosino.
Ogni immagine doveva essere scomposta in linee, ogni linea veniva letta come una successione di punti, che veniva trasformata in un segnale elettrico, il cui impulso così originato poteva essere trasportato a distanza con la diffusione radio e ricostruito un punto dopo l’altro, una riga per volta con una lampada che emetteva luce in maniera proporzionale alla luminosità che aveva generato il segnale. La qualità delle immagini aumentava in proporzione al numero delle righe di scansione. Il primo esperimento di televisione risale al 1926, a livello industriale si sviluppò nel 1930, con il sistema Baird, dal suo inventore John Logie Baird.
La Baird Television funzionava per scansione meccanica (su modello del disco di Nipkow) trasmetteva le immagini attraverso le onde radio invece dei cavi elettrici, il visore era costituito da un altro disco di Nipkow che girava davanti una lampada al neon comandata dal segnale modulato a seconda della luminosità dei punti letti. Il televisore doveva essere collegato all’apposita uscita di un radioricevitore per sintonizzarsi sulla frequenza che trasmetteva le immagini e per il sonoro serviva un altro radioricevitore, i dischi di trasmissione e ricezione erano sincronizzati, le immagini erano di scarsa qualità, di piccole dimensioni e poco luminose, ma il problema più grande era mantenere in sincrono i due dischi. Con l’elettronica si sono risolti i principali problemi. L’ingegnere russo Zworykin studià un’eventuale introduzione di un raggio fotoelettronico all’interno del tubo a raggi catodici, nel 1933 egli perfezionò l’idea e realizzò l’iconoscopio, un sistema elettronico per la ricostruzione delle immagini, basato sull’invenzione del tubo a raggi catodici di Braun, il quale funzionamento prevedeva che all’interno del cinescopio fossero posti sullo schermo frontale dei fosfori che sarebbero diventati luminosi se colpiti dagli elettroni emessi in base al segnale ricevuto.
Durante la seconda guerra mondiale le sperimentazioni sulla televisione subirono un rallentamento, dopo la fine di questo evento ricominciarono a sperimentare ma negli anni cinquanta furono adottati per le telecamere i nuovi tubi “vidicon”, più moderni e robusti, dopo furono introdotte tecnologie sempre più innovative che consentirono molti progressi nella trasmissione televisiva. La nascita della tv italiana è datata 1945, ma la preistoria della tv risale al 1929, quando a Milano, negli studi URI (unione radiofonica italiana), futura EIAR (ente italiano audizioni radiofoniche) due ingegneri Alessandro Banfi e Sergio Bertolotti tentano i primi esperimenti di trasmissione a distanza dell’immagine, essi avranno migliori risultati nel 1932 usando nuove apparecchiature tedesche, e l’anno successivo alla V mostra nazionale della radio di Milano sono presentati al pubblico i primi esperimenti di radio diffusione. Nel 1939 l’EIAR, sempre a Milano, installa sulla sommità della torre littoria del parco nord, due trasmettitori collegati tramite un cavo coassiale in grado di trasmettere immagini e suoni ricevibili entro un raggio di circo 50 Km, successivamente in occasione della XI Mostra Nazionale della Radio (16 settembre) danno vita al primo programma sperimentale, sempre in concomitanza della mostra della radio l’11 settembre del 1949 all’interno del palazzo dell’arte, mandarono in onda delle trasmissioni tra cui varietà, canzonette, balletti e opere teatrali tutte realizzate per lo più da personale americano.
Altri episodi di particolare sono nel 1950 trasmettono a bassa frequenza la commedia “Il generalissimo” (di Ferec Molnàr) allestita e organizzata da Vittorio Brignole a Torino e nel 1951 si svolge il I Congresso Nazionale della Televisione, e il CNR istituisce il centro studi della tv, per i suoi sistemi di trasmissione. L’anno canonico della sperimentazione televisiva è in realtà il 1952, in cui la RAI (al tempo Radio Audizioni Italiano) installa a Milano un impianto trasmittente completo da 5Kw comprensivo di uno studio di riprese predisposto nel palazzo di corso Sempione che entra in funzione in occasione dell’apertura della fiera campionaria, trasmettendone la cerimonia inaugurale. Per la durata della fiera la RAI organizzò cicli di trasmissioni sperimentali proseguite quotidianamente con orario fisso, vennero prodotti anche i primi telegiornali, della durata di 15 minuti di cui il primo fu il 10 settembre e venivano trasmessi il martedì, il giovedì e il sabato, questo modello di cinegiornale comprendeva cinque o sei servizi commentati con voce fuori campo e conclusi da una sequenza di curiosità. La redazione era formata da due giornalisti che fungevano anche da annunciatori, due operatori, un montatore e cinque inviati nei principali capoluoghi dell’Italia settentrionale. Agli inizi la funzione sociale della televisione fu quella di perfezionare ed allargare il ruolo già svolto dalla radio cioè dare un’idea di realtà attraverso la contemporaneità di suono e immagine, così che l’utente potesse ricevere esempi di agiatezza e di largo consumo, veniva educato alle nuove forme di vita urbana e aveva la possibilità di vedere luoghi ai quali altrimenti non avrebbe mai potuto accedere. La tv divenne ben presto sinonimo di progresso, perché trasmetteva a tutti le stesse informazioni, conoscenze e forme di intrattenimento. Oggi nel mondo ci sono circa 2 miliardi di apparecchi televisivi, almeno un miliardo di persone vede la televisione ogni giorno, nessun mass media, nell’arco dell’evoluzione dell’uomo, ha mai raggiunto un pubblico così esteso. La prima trasmissione regolare della televisione fu “Arrivi e partenze”, una rubrica settimanale dove venivano intervistate persone note all’arrivo o in partenza da un viaggio, i conduttori\anchormen, Mike Bongiorno e Arnaldo Pizzo, avevano il compito di fermarle tra un volo e l’altro così da condividere le loro esperienze e pensieri. Tra le curiosità possiamo sottolineare che questa fu in assoluto la prima apparizione di un giovanissimo Mike Bongiorno nella televisione italiana.
Altro programma importante per la storia della tv italiana fu “Un, due, tre” poichè segnò il passaggio dalla recitazione teatrale a quella televisiva; esso era un varietà musicale di Scarnicci e Tarabusi, condotto da Mario Caratenuto, Riccardo Billi, Mario Rivi ed in seguito da Vianello e Tognazzi, il titolo rimandava alle tre telecamere presenti nello studio e ai tre mini-spettacoli che lo componevano, questa trasmissione durò 6 anni. Cinquanta anni fa l’Italia si esprimeva a dialetti, e la televisione ebbe un importante compito educazionale insegnando l’italiano agli italiani, ed una delle trasmissioni che unificò la lingua d’Italia fu il programma “Lascia o Raddoppia” condotto da Mike Bongiorno a partire dal 1945. Inoltre, il programma appena citato, ebbe una forte influenza sulla popolazione tanto da rivalutare l’importanza dell’istruzione, garantendo così alla riforma sull’obbligo di frequentazione della scuola media superiore attuata nel ‘62 da parte del governo un largo consenso nei cittadini.
La televisione creò dei veri e propri momenti di aggregazione che resero ancor più importanti gli avvenimenti quotidiani, che ad oggi sono diventate delle tradizioni, basti pensare alla “Lotteria di Capodanno” ancora oggi molto in voga; con il suo potere di propaganda, fu un importante antidepressivo contro le infauste conseguenze portate dalle guerre trascorse. I primi dirigenti RAI volevano creare un palinsesto ricco di programmi culturali, un esempio tra questi fu “L ’Approdo” dove personaggi competenti in diverse materie istruivano gli ascoltatori sui più svariati argomenti oppure potevamo trovare il professor Cutolo che leggeva i “Promessi sposi”; queste rubriche sono nate come supplemento e talvolta come sostituzione ai libri di scuola. Sino alla seconda metà degli anni ’70 la RAI monopolizzava la televisione. Fu nel 1980 quando la RAI incontrò il suo primo concorrente nel mercato mediale: Silvio Berlusconi portò in quegli anni la sua TELEMILANO, che da emittente a diffusione regionale divenne a carattere nazionale, presentando “SOGNI NEL CASSETTO” condotto dall’ormai celebre Mike Bongiorno; questa era la nascita di CANALE 5.
Quando questo canale entrò in onda il suo slogan fu “Corri a casa in tutta fretta, c’è un biscione che ti aspetta!”, ovviamente la parola “biscione” era riferita al vecchio marchio di Canale 5 che aveva la forma di un serpente. Negli anni 90’ la RAI e la MEDIASET (la nuova Telemilano con l’aggiunta di due nuove emittenti) si somigliavano molto, ma la sostanziale differenza fu che Berlusconi capì già al tempo che la televisione moderna dipende dalla pubblicità da cui dipendono la programmazione tv e il profitto delle imprese. Da qui inizia la guerra degli ascolti (auditel).
Tra gli anni 80’-90’ i telespettatori iniziarono a battersi per i diritti dei bambini invocando la necessità di una televisione meno esplicita, ma anzi più sicura e adatta ad un pubblico più eterogeneo, nasce così nel 1990 la legge “Mammì” che stabilì, in determinate ore del palinsesto, film e/o programmi per bambini con relativa diminuzione o assenza di spot pubblicitari durante i cartoni animati, inoltre ci fu uno slittamento dei film vietati ai minori di 18 anni a partire dalle ore 22.30; anche canale 5 nel 1996 studiò un sistema di segnaletica da usare come guida per la visione dei programmi televisivi i così detti “bollini d’attenzione”. Tra le metà degli anni 50’ fino alla metà degli anni 80’ nacquero delle trasmissioni televisive che ancora oggi molti ricordano con affetto e che hanno dato le basi ai programmi odierni, tra le indimenticabili troviamo “Lascia o raddoppia”(1956), “Canzonissima”(1956), “Il musichiere”(1957), “Festival di Sanremo”(1951), “Lo zecchino d’oro”(1967), “Il Carosello”(1957), “Giochi senza frontiere”, “Portobello”, “Domenica in”, “Maurizio Costanzo show”, “Drive in”, “Ok il prezzo è giusto”, “Fantastico” e “Buona domenica”, “Superclassifica show”.
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LOGO DEL PROGRAMMA "GIOCHI SENZA FRONTIERE", META' ANNI '70 |
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SCENA TRATTA DAL PROGRAMMA "SUPERCLASSIFICA SHOW", ANNI '80 |
P.1.2: “LA TRASFORMAZIONE DELLE COMUNICAZIONI DI MASSA”
Dopo la II Guerra Mondiale si interessarono ai media, in particolar modo alla televisione, la psicologia, la sociologia, la comunication resarch (americana e canadese), la teoria critica europea e le scienze politiche.; tra gli anni ‘70 e i ‘90 si unirono ad esse la ricerca empirica sociologica e quella critico-testualista, ad esempio quest’ultima cercò di studiare i programmi televisivi con l’intento di trovare un’estetica televisiva unificata e codificata.
Alla fine degli anni ‘70 inizio ‘80 si generarono gli Audience Studies (di Stuart Hall e il suo allievo David Marley), questi sono nati per capire meglio il nesso contenuto-spettatore.
La parola audience è una parola inglese che deriva dal latino e significa una collettività che si riunisce per assistere ad una performance di qualunque genere, i nuovi media hanno voluto rivoluzionare questo significato, cercando di misurare la quantità di persone che sono raggiunte da un certo messaggio tramite un mezzo elettronico. La RAI negli ultimi venti anni ha collaborato con centri di ricerca e istituti avanzati, questi hanno cercato di fare delle ricerche intorno al mezzo della tv, adesso essa è diventata materia di insegnamento come lo sono comunicazione e media. La televisione con la sua istantaneità e forza visiva ha il potere di cambiare la cultura e la politica, è un mezzo di comunicazione di massa superiore agli altri media, è un medium, un mezzo di comunicazione inserito in un sistema mediale complesso e consiste in tre dimensioni che la caratterizzano:
-DIMENSIONE ISTITUZIONALE E TECNOLOGICA: La TV è industrialmente organizzata per la distribuzione e produzione dei suoni ed immagini. Per l’immediatezza di registrazione di immagini, suoni è programmato per un pubblico disperso e rende essenziale la dimensione di tipo industriale.
-DIMENSIONE TESTUALE, SIMBOLICA E RAPPRESENTAZIONALE: La TV è un linguaggio codificato. La TV è costruita da un sistema di generi ognuno dei quali dotato di una storia e uno strumento di rappresentazione.
La parola audience è una parola inglese che deriva dal latino e significa una collettività che si riunisce per assistere ad una performance di qualunque genere, i nuovi media hanno voluto rivoluzionare questo significato, cercando di misurare la quantità di persone che sono raggiunte da un certo messaggio tramite un mezzo elettronico. La RAI negli ultimi venti anni ha collaborato con centri di ricerca e istituti avanzati, questi hanno cercato di fare delle ricerche intorno al mezzo della tv, adesso essa è diventata materia di insegnamento come lo sono comunicazione e media. La televisione con la sua istantaneità e forza visiva ha il potere di cambiare la cultura e la politica, è un mezzo di comunicazione di massa superiore agli altri media, è un medium, un mezzo di comunicazione inserito in un sistema mediale complesso e consiste in tre dimensioni che la caratterizzano:
-DIMENSIONE ISTITUZIONALE E TECNOLOGICA: La TV è industrialmente organizzata per la distribuzione e produzione dei suoni ed immagini. Per l’immediatezza di registrazione di immagini, suoni è programmato per un pubblico disperso e rende essenziale la dimensione di tipo industriale.
-DIMENSIONE TESTUALE, SIMBOLICA E RAPPRESENTAZIONALE: La TV è un linguaggio codificato. La TV è costruita da un sistema di generi ognuno dei quali dotato di una storia e uno strumento di rappresentazione.
-LA DIMENSIONE RELAZIONALE E SOCIALE: La TV dato che è un medium esiste quando entra in relazione e mette in relazione il pubblico, e lo fa in un modo specifico perché le persone non si radunano in un luogo come per il teatro, ma è disperso.
La TV connette molte persone e ne sincronizza i ritmi.
Nei primi cinquanta anni di esistenza della tv questa si è configurata come un mezzo di distribuzione monodirezionale, negli ultimi anni, avvenuta la digitalizzazione, troviamo la monodirezionalità surclassata in favore di un avvicinamento del piccolo schermo ad un medium interattivo. Il concetto di sfera pubblica si collega alla formulazione che fece Habermas: lui collega l’emergere delle società borghesi alla definizione di sfera pubblica, distinta dallo stato (e dagli interessi economici privati) dovuta alla circolazione dell’informazione e allo scambio di opinioni. La definizione della sfera pubblico-borghese dipende dalla diffusione della stampa, la quale è andata a costruire una nuova entità sociale cioè il pubblico di lettori. La stampa generava discussioni pubbliche per le sue notizie e dava una nuova visione della società, soprattutto nei luoghi frequentati dall’elite dei borghesi, cioè caffè, circoli, dove vi erano i giornali e venivano commentati. In conclusione Habermas lega l’emergere della sfera pubblica con lo sviluppo dei suoi mezzi di costruzione e di diffusione. Tra gli oppositori c’è un’idea variante, partendo dal fatto che il medium televisivo ridefinisce i confini tra pubblico e privato, in modo unilaterale, tendendo a privatizzare anche la sfera pubblica. Nel ‘44-’45 la comunicazione radiofonica cambiò, con i giornali-radio e le pubblicità radiofoniche. Gli editori di carta stampata erano preoccupati per la pubblicità in radio, e secondo loro sottraevano denaro ed anche per questo motivo nacquero i settimanali come li conosciamo noi oggi.
Molti studiosi vedono l’evoluzione industriale novecentesca (comprese quelle della radio e della tv) come un’involuzione che ci ha costretto succubi del mercato mediale globale. La tv offre una visibilità ad ampio raggio alle permette alle immagini di viaggiare in maniera istantanea annullando il tempo e lo spazio, in parte la stampa lo faceva già con la pubblicità. La comunicazione avviene non più soltanto con le notizie stessa, e quindi con il concetto, ma anche con le immagini, trasformazione già avvenuta in parte con la fotografia e con il cinema, ma grazie ai media elettronici, abbiamo in aggiunta l’istantaneità e la domesticità. La trasmissione televisiva dello sbarco sulla luna, i funerali di Kennedy, le guerre, in particolar modo quella del Vietnam, e gli attacchi terroristici hanno cambiato il senso di “pubblico”, perché seguite in diretta da casa. La propria abitazione si trasforma in un luogo cerimoniale, e sapendo che in altre case sta accadendo la stessa cosa, l’evento assume una connotazione a carattere globale e perciò viene vissuto come una sorta festività (secondo Dayan e Keats).
La nuova realtà o sfera pubblica data dalla tv veniva percepita dagli spettatori come estensione della propria esperienza in una fusione tra pubblico e privato.
Il professore di comunicazione Meyrowitz dell’università di New Hempshire sostiene che l’avvento dei media elettronici e soprattutto della televisione cambiò la società e la cultura, è possibile notarlo, molto più semplicemente, anche dall’evoluzione effettuata a partire da Gutenberg con la stampa a caratteri mobili fino a Marconi con i media elettronici; questi ultimi hanno portato ad una rottura dei sistemi informativi specialistici e separati creati dalla stampa. Le informazioni oggi sono più condivise dalla popolazione, con un interscambio maggiore nei settori di competenza. La tv offre i contenuti a tutti ed allo stesso livello, non occorre una determinata istruzione, età o ceto sociale per accedervi , abolendo così la ghettizzazione del medium stesso. La tv ha inoltre rafforzato lo spazio pubblico nazionale garantendo l’effettiva unificazione del nostro paese, soprattutto dal punto di vista linguistico e culturale, avvenendo molto più rapidamente, rispetto ai canonici studi scolatici, grazie, ad esempio, a Mike Bongiorno e al suo modo di parlare. Secondo lo studioso Ellis il XX secolo, è quello della testimonianza, questo perchè i media hanno trasformato la sfera pubblica e privata documentando quasi fisicamente gli eventi più importanti.
La testimonianza si lega allo sviluppo meccanico e quindi umano, e la riproduzione di questa testimonianza, anche se meccanica, offre nuove esperienze che non viviamo realmente da vicino ma lontane da noi nel tempo e nello spazio. Quindi la testimonianza meccanica non equivale alla realtà, ma grazie a questi mezzi di comunicazione noi percepiamo una realtà costante e quotidiana. L’importanza della diretta, come visualizzazione di una dato programma istantaneamente rispetto alla sua vera attuazione nella realtà, è di fondamentale importanza; i telespettatori suppongono, il più delle volte, quando stanno dinanzi alla televisione, di essere contemporanei al momento dell’accadimento di quello che stanno guardando, ma il più delle volte non è così, quindi ne deduciamo che la diretta è realmente importante ai fini documentativi e di informazione ma è di maggiore importanza l’opinione del fruitore del mezzo. Inoltre la domesticità della messa in onda di un evento alimenta la disgregazione spaziale e temporale facendoci sentire contemporanei all’evento stesso, in poche parole diventando testimoni ci sembra che tale accadimento stia accadendo proprio sotto i nostri occhi.
I telegiornali vanno oltre l’informazione che diventa certificazione dell’esistenza dei fatti e rassicurazione per la nostra posizione di spettatori. La tv, con le caratteristiche di medium istantaneo, entra nella cultura contemporanea definendo nuovi rituali di massa, essa inoltre viene vista come un oggetto multidimensionale per le sue proprietà aventi a che fare con la cultura, sia come tradizione di un popolo, quindi come usi e costumi, sia come conoscenza di ambiti di studio in generale.
Con l’arrivo della semiotica del cinema e dell’audiovisivo, sviluppata nella seconda metà degli anni ’60, si forma la metafora del “Textum”, una tessitura, una rete, una struttura composta di segni che rimandano a dei codici, che possono essere di carattere verbale, grafico o iconico, utili per la formazione di un composto organico complesso tale come ad esempio può esserlo un’immagine fotografica, un brano musicale, una performance teatrale e, naturalmente, un programma televisivo. L’attenzione per le forme e per le strutture semiotiche ha fondato le caratteristiche della comunicazione televisiva. La testualità televisiva, intesa come “Textum”, è costituita da segni visivi, acustici (sonori e verbali), grafici e narrativi; la natura visiva del testo è sottolineata dall’etimologia del termine tele-visione, cioè visione da lontano, l’immagine televisiva è l’esempio per eccellenza di immagine elettronica quindi di carattere completamente differente dall’immagine fotografica e da quella cinematografica. Il mezzo “televisione” ha una struttura fisica ben determinata, e si avvale di una dimensione dell’immagine relativamente piccola e ciò ha conseguenze sull’estetica propria del prodotto che scaturisce da essa, quindi la vediamo più propensa per i piani ravvicinati ed immagini in continuo movimento; a oggi la cinematografia utilizza sempre più spesso questo linguaggio proprio perchè i due mondi si stanno sempre più avvicinando, utilizzano oltretutto i medesimi codici di montaggio, anche se c’è da dire che a parità di prodotto, il cinema suscita tutt’altre emozioni dovute a situazioni contestuali completamente differenti. Raymonds Williams, professore dell’università di Cambrige, notò differenze tra la radio-televisione e le precedenti forme culturali che consistono nella distribuzione domestica che dà l’effetto di un programma offerto.
Difatti notiamo che l’organizzazione dei frammenti testuali, cioè il susseguirsi di un programma, con i break ed i promo tutto ad incastro, determina il modo di costruire i programmi stessi. Sempre secondo Williams questo genere di incastri definisce il flusso televisivo che è un mescolatore di immagini e suoni la cui unità è data da relazioni associative tra questi elementi. Questo flusso televisivo ha portato gli studiosi ad interrogarsi sui fattori “genere” e “palinsesto” allacciandoli ad i vari studi sulla società, la cultura e l’estetica televisiva-sociale. La parola palinsesto è un termine tecnico (grecismo e viene introdotto nel 1963 associato alla televisione) che definisce la programmazione di una rete per un certo periodo, con titoli, caratteristiche, durata, orari di messa in onda. Prima della stagione televisiva viene fatto il palinsesto annuale detto comunemente “bozza”, serve per avere un’idea dei costi, poi viene fatto il palinsesto stagionale, che vaglia 3 mesi alla volta questo e risulta essere un pochino più specifico dove, con particolar riguardo vengono stabiliti e pianificati gli eventi live in presa diretta. All’incirca a 3-4 mesi dall’effettiva messa in onda di tutta la programmazione viene fatto il palinsesto mensile, è più specifico per i programmi delle pay-tv; mentre, quando i tempi si fanno più stretti, a 15 giorni dalla programmazione viene steso il palinsesto settimanale, dettagliato e schematico, con tutte le possibili casistiche nel caso che qualcosa possa andare storto. La scelta di acquistare o meglio di produrre un dato programma è sicuramente influenzata da molti fattori tra cui i più importanti sono: il budget di cui dispone l’emittente, la sua evoluzione storica e il suo target di riferimento, questi tre elementi costituisco le basi su cui si fonda una rete televisiva. Con l’aumento della popolarità della televisione, le giornate televisive sono state suddivise in sette strisce con target precisi, esse sono: ANTIMERIDIANA (h6.00-12.00), MERIDIANA (h12.00-14.00), POMERIDIANA (h 14.00-18.00), PRESERALE (h18.00-21.00), SERALE (h21.00-23-30), SECONDA SERATA (h 23.00-1.00) e TERZA SERATA (dalle h1.00 in poi). Nei giorni feriali il consumo è più o meno regolare quindi si effettua in tutte le fasce, tranne le serali, si ha una programmazione a striscia come sopra indicata, invece, nei giorni festivi sono trasmessi più programmi d’intrattenimento e varietà perché il consumo è più vario e casuale; anche le stagioni influenzano le decisioni sulla programmazione, ad esempio in primavera ed estate gli investimenti pubblicitari calano in confronto alle stagioni fredde, perchè la gente tende, a causa della bella stagione, ad uscire dalle mura domestiche e lasciare l’apparecchio televisivo spento.
Agli esordi della radiotelevisione il palinsesto era fatto a sequenza, cioè un susseguirsi di pieni e vuoti che intercalavano i momenti di trasmissione con quelli di non messa in onda, gli orari molto diversi da quelli di oggi e il tutto ruotava sugli appuntamenti settimanali, ma comunque non c’era una vera e propria logica di programmazione, ma era più una guida al corretto uso del medium. Negli anni ‘80 ci fu una sorta di americanizzazione della televisione italiana per quanto riguarda l’organizzazione dei palinsesti, delle programmazioni e delle produzioni, con l’avvento di nuovi serial tv spesso collocati in grande quantità in scaletta, noteremo un’estensione delle ore di programmazione, del flusso televisivo e con la grande novità del “Day-Time”, cioè il collocare un programma alla stessa ora durante la settimana, creando così un appuntamento. Con la nascita di MEDIASET nasce, con scopo auditel, la guerra dei palinsesti; nascono così i palinsesti a bouquet, tematici, on-demand, e near video on demand. Il palinsesto a bouqet è usato nelle reti pay-tv, ed è un pacchetto di canali costituito da offerte basic che l’utente sceglie in base alle proprie esigenze, mentre i canali tematici si basano soprattutto sul target ed hanno una visione ristretta e specifica poichè affrontano un unico tema. Il video on demand trasforma il medium tv elevandolo a mezzo interattivo, cioè lo spettatore decide quando e cosa vedere da un menù, come una sorta di videoteca multimediale, stabilendo anche la velocità di visione. La programmazione near video on demand, invece, presenta un programma o una serie di programmi incentrati su un tema circoscritto che viene trasmesso in continuazione; esso può prevedere una strutturata su più canali, oppure può essere anche su un solo canale e lo spettatore decide quando vedere il film o il programma prescelto. Come detto precedentemente inizia la guerra del miglior palinsesto e qua sotto vi sono le diverse strategie:
La TV connette molte persone e ne sincronizza i ritmi.
Nei primi cinquanta anni di esistenza della tv questa si è configurata come un mezzo di distribuzione monodirezionale, negli ultimi anni, avvenuta la digitalizzazione, troviamo la monodirezionalità surclassata in favore di un avvicinamento del piccolo schermo ad un medium interattivo. Il concetto di sfera pubblica si collega alla formulazione che fece Habermas: lui collega l’emergere delle società borghesi alla definizione di sfera pubblica, distinta dallo stato (e dagli interessi economici privati) dovuta alla circolazione dell’informazione e allo scambio di opinioni. La definizione della sfera pubblico-borghese dipende dalla diffusione della stampa, la quale è andata a costruire una nuova entità sociale cioè il pubblico di lettori. La stampa generava discussioni pubbliche per le sue notizie e dava una nuova visione della società, soprattutto nei luoghi frequentati dall’elite dei borghesi, cioè caffè, circoli, dove vi erano i giornali e venivano commentati. In conclusione Habermas lega l’emergere della sfera pubblica con lo sviluppo dei suoi mezzi di costruzione e di diffusione. Tra gli oppositori c’è un’idea variante, partendo dal fatto che il medium televisivo ridefinisce i confini tra pubblico e privato, in modo unilaterale, tendendo a privatizzare anche la sfera pubblica. Nel ‘44-’45 la comunicazione radiofonica cambiò, con i giornali-radio e le pubblicità radiofoniche. Gli editori di carta stampata erano preoccupati per la pubblicità in radio, e secondo loro sottraevano denaro ed anche per questo motivo nacquero i settimanali come li conosciamo noi oggi.
Molti studiosi vedono l’evoluzione industriale novecentesca (comprese quelle della radio e della tv) come un’involuzione che ci ha costretto succubi del mercato mediale globale. La tv offre una visibilità ad ampio raggio alle permette alle immagini di viaggiare in maniera istantanea annullando il tempo e lo spazio, in parte la stampa lo faceva già con la pubblicità. La comunicazione avviene non più soltanto con le notizie stessa, e quindi con il concetto, ma anche con le immagini, trasformazione già avvenuta in parte con la fotografia e con il cinema, ma grazie ai media elettronici, abbiamo in aggiunta l’istantaneità e la domesticità. La trasmissione televisiva dello sbarco sulla luna, i funerali di Kennedy, le guerre, in particolar modo quella del Vietnam, e gli attacchi terroristici hanno cambiato il senso di “pubblico”, perché seguite in diretta da casa. La propria abitazione si trasforma in un luogo cerimoniale, e sapendo che in altre case sta accadendo la stessa cosa, l’evento assume una connotazione a carattere globale e perciò viene vissuto come una sorta festività (secondo Dayan e Keats).
La nuova realtà o sfera pubblica data dalla tv veniva percepita dagli spettatori come estensione della propria esperienza in una fusione tra pubblico e privato.
Il professore di comunicazione Meyrowitz dell’università di New Hempshire sostiene che l’avvento dei media elettronici e soprattutto della televisione cambiò la società e la cultura, è possibile notarlo, molto più semplicemente, anche dall’evoluzione effettuata a partire da Gutenberg con la stampa a caratteri mobili fino a Marconi con i media elettronici; questi ultimi hanno portato ad una rottura dei sistemi informativi specialistici e separati creati dalla stampa. Le informazioni oggi sono più condivise dalla popolazione, con un interscambio maggiore nei settori di competenza. La tv offre i contenuti a tutti ed allo stesso livello, non occorre una determinata istruzione, età o ceto sociale per accedervi , abolendo così la ghettizzazione del medium stesso. La tv ha inoltre rafforzato lo spazio pubblico nazionale garantendo l’effettiva unificazione del nostro paese, soprattutto dal punto di vista linguistico e culturale, avvenendo molto più rapidamente, rispetto ai canonici studi scolatici, grazie, ad esempio, a Mike Bongiorno e al suo modo di parlare. Secondo lo studioso Ellis il XX secolo, è quello della testimonianza, questo perchè i media hanno trasformato la sfera pubblica e privata documentando quasi fisicamente gli eventi più importanti.
La testimonianza si lega allo sviluppo meccanico e quindi umano, e la riproduzione di questa testimonianza, anche se meccanica, offre nuove esperienze che non viviamo realmente da vicino ma lontane da noi nel tempo e nello spazio. Quindi la testimonianza meccanica non equivale alla realtà, ma grazie a questi mezzi di comunicazione noi percepiamo una realtà costante e quotidiana. L’importanza della diretta, come visualizzazione di una dato programma istantaneamente rispetto alla sua vera attuazione nella realtà, è di fondamentale importanza; i telespettatori suppongono, il più delle volte, quando stanno dinanzi alla televisione, di essere contemporanei al momento dell’accadimento di quello che stanno guardando, ma il più delle volte non è così, quindi ne deduciamo che la diretta è realmente importante ai fini documentativi e di informazione ma è di maggiore importanza l’opinione del fruitore del mezzo. Inoltre la domesticità della messa in onda di un evento alimenta la disgregazione spaziale e temporale facendoci sentire contemporanei all’evento stesso, in poche parole diventando testimoni ci sembra che tale accadimento stia accadendo proprio sotto i nostri occhi.
I telegiornali vanno oltre l’informazione che diventa certificazione dell’esistenza dei fatti e rassicurazione per la nostra posizione di spettatori. La tv, con le caratteristiche di medium istantaneo, entra nella cultura contemporanea definendo nuovi rituali di massa, essa inoltre viene vista come un oggetto multidimensionale per le sue proprietà aventi a che fare con la cultura, sia come tradizione di un popolo, quindi come usi e costumi, sia come conoscenza di ambiti di studio in generale.
Con l’arrivo della semiotica del cinema e dell’audiovisivo, sviluppata nella seconda metà degli anni ’60, si forma la metafora del “Textum”, una tessitura, una rete, una struttura composta di segni che rimandano a dei codici, che possono essere di carattere verbale, grafico o iconico, utili per la formazione di un composto organico complesso tale come ad esempio può esserlo un’immagine fotografica, un brano musicale, una performance teatrale e, naturalmente, un programma televisivo. L’attenzione per le forme e per le strutture semiotiche ha fondato le caratteristiche della comunicazione televisiva. La testualità televisiva, intesa come “Textum”, è costituita da segni visivi, acustici (sonori e verbali), grafici e narrativi; la natura visiva del testo è sottolineata dall’etimologia del termine tele-visione, cioè visione da lontano, l’immagine televisiva è l’esempio per eccellenza di immagine elettronica quindi di carattere completamente differente dall’immagine fotografica e da quella cinematografica. Il mezzo “televisione” ha una struttura fisica ben determinata, e si avvale di una dimensione dell’immagine relativamente piccola e ciò ha conseguenze sull’estetica propria del prodotto che scaturisce da essa, quindi la vediamo più propensa per i piani ravvicinati ed immagini in continuo movimento; a oggi la cinematografia utilizza sempre più spesso questo linguaggio proprio perchè i due mondi si stanno sempre più avvicinando, utilizzano oltretutto i medesimi codici di montaggio, anche se c’è da dire che a parità di prodotto, il cinema suscita tutt’altre emozioni dovute a situazioni contestuali completamente differenti. Raymonds Williams, professore dell’università di Cambrige, notò differenze tra la radio-televisione e le precedenti forme culturali che consistono nella distribuzione domestica che dà l’effetto di un programma offerto.
Difatti notiamo che l’organizzazione dei frammenti testuali, cioè il susseguirsi di un programma, con i break ed i promo tutto ad incastro, determina il modo di costruire i programmi stessi. Sempre secondo Williams questo genere di incastri definisce il flusso televisivo che è un mescolatore di immagini e suoni la cui unità è data da relazioni associative tra questi elementi. Questo flusso televisivo ha portato gli studiosi ad interrogarsi sui fattori “genere” e “palinsesto” allacciandoli ad i vari studi sulla società, la cultura e l’estetica televisiva-sociale. La parola palinsesto è un termine tecnico (grecismo e viene introdotto nel 1963 associato alla televisione) che definisce la programmazione di una rete per un certo periodo, con titoli, caratteristiche, durata, orari di messa in onda. Prima della stagione televisiva viene fatto il palinsesto annuale detto comunemente “bozza”, serve per avere un’idea dei costi, poi viene fatto il palinsesto stagionale, che vaglia 3 mesi alla volta questo e risulta essere un pochino più specifico dove, con particolar riguardo vengono stabiliti e pianificati gli eventi live in presa diretta. All’incirca a 3-4 mesi dall’effettiva messa in onda di tutta la programmazione viene fatto il palinsesto mensile, è più specifico per i programmi delle pay-tv; mentre, quando i tempi si fanno più stretti, a 15 giorni dalla programmazione viene steso il palinsesto settimanale, dettagliato e schematico, con tutte le possibili casistiche nel caso che qualcosa possa andare storto. La scelta di acquistare o meglio di produrre un dato programma è sicuramente influenzata da molti fattori tra cui i più importanti sono: il budget di cui dispone l’emittente, la sua evoluzione storica e il suo target di riferimento, questi tre elementi costituisco le basi su cui si fonda una rete televisiva. Con l’aumento della popolarità della televisione, le giornate televisive sono state suddivise in sette strisce con target precisi, esse sono: ANTIMERIDIANA (h6.00-12.00), MERIDIANA (h12.00-14.00), POMERIDIANA (h 14.00-18.00), PRESERALE (h18.00-21.00), SERALE (h21.00-23-30), SECONDA SERATA (h 23.00-1.00) e TERZA SERATA (dalle h1.00 in poi). Nei giorni feriali il consumo è più o meno regolare quindi si effettua in tutte le fasce, tranne le serali, si ha una programmazione a striscia come sopra indicata, invece, nei giorni festivi sono trasmessi più programmi d’intrattenimento e varietà perché il consumo è più vario e casuale; anche le stagioni influenzano le decisioni sulla programmazione, ad esempio in primavera ed estate gli investimenti pubblicitari calano in confronto alle stagioni fredde, perchè la gente tende, a causa della bella stagione, ad uscire dalle mura domestiche e lasciare l’apparecchio televisivo spento.
Agli esordi della radiotelevisione il palinsesto era fatto a sequenza, cioè un susseguirsi di pieni e vuoti che intercalavano i momenti di trasmissione con quelli di non messa in onda, gli orari molto diversi da quelli di oggi e il tutto ruotava sugli appuntamenti settimanali, ma comunque non c’era una vera e propria logica di programmazione, ma era più una guida al corretto uso del medium. Negli anni ‘80 ci fu una sorta di americanizzazione della televisione italiana per quanto riguarda l’organizzazione dei palinsesti, delle programmazioni e delle produzioni, con l’avvento di nuovi serial tv spesso collocati in grande quantità in scaletta, noteremo un’estensione delle ore di programmazione, del flusso televisivo e con la grande novità del “Day-Time”, cioè il collocare un programma alla stessa ora durante la settimana, creando così un appuntamento. Con la nascita di MEDIASET nasce, con scopo auditel, la guerra dei palinsesti; nascono così i palinsesti a bouquet, tematici, on-demand, e near video on demand. Il palinsesto a bouqet è usato nelle reti pay-tv, ed è un pacchetto di canali costituito da offerte basic che l’utente sceglie in base alle proprie esigenze, mentre i canali tematici si basano soprattutto sul target ed hanno una visione ristretta e specifica poichè affrontano un unico tema. Il video on demand trasforma il medium tv elevandolo a mezzo interattivo, cioè lo spettatore decide quando e cosa vedere da un menù, come una sorta di videoteca multimediale, stabilendo anche la velocità di visione. La programmazione near video on demand, invece, presenta un programma o una serie di programmi incentrati su un tema circoscritto che viene trasmesso in continuazione; esso può prevedere una strutturata su più canali, oppure può essere anche su un solo canale e lo spettatore decide quando vedere il film o il programma prescelto. Come detto precedentemente inizia la guerra del miglior palinsesto e qua sotto vi sono le diverse strategie:
-CONTROPROGRAMMAZIONE: cioè inserire nel proprio palinsesto un programma con lo stesso target delle altre reti.
-BRINDING: programmi di forte audience in corrispondenza con l’inizio di programmi di altre reti.
-HAMMOCKING: mettere un programma nuovo o con pochi ascolti tra due programmi con forte audience.
- SPIN-OFF: fare un programma su un personaggio noto o su una trasmissione di successo.
-SEAMLESS: niente pubblicità tra la fine di un programma e l’inizio di un altro.
-STUNTING: cambiare orario o personaggio di un programma.
-BLOCKING: mettere in sequenza programmi dello stesso target.
-OMBRELLO: stesso canale, stessa fascia oraria ma con programmi diversi in
giorni diversi.
giorni diversi.
-TRAINO: mettere i programmi in verticale così che il telespettatore sia trascinato da un programma all’altro.
-STRISCIA: stesso programma negli stessi giorni e orario.
La tv si presenta come una finestra sul mondo, lo schermo è uno specchio della realtà, è diventata una maestra, un palcoscenico e cantore di storie. La forza dell’informazione televisiva si basa sull’istantaneità e il realismo delle immagini, l’informazione data dai telegiornali e da altri programmi di informazione, è molto importante ed è sostanziosa parte della tv, difatti per molti italiani il telegiornale oltre ad essere diventato l’unica fonte di informazione, è diventato un forte momento di aggregazione familiare, è diventata un’abitudine il riunirsi di fronte allo schermo per il telegiornale serale.
La comunicazione giornalistica è un genere narrativo a se stante, essa rappresenta in modo discorsivo i fatti e gli avvenimenti quotidianamente, ma non solo poichè i servizi sono composti da immagini e suoni, prendono come le sembianze di un mini film proprio perchè anche essi hanno le caratteristiche di suono, di montaggio, di immagini in movimento e di brevità, tipiche della “cinematografia televisiva”.
Fra gli anni ’70-’80, nel passaggio dalla paleo-televisione alla neo-televisione e con l’avvento delle tv private, per far aumentare l’audience, dovettero aumentare le ore di programmazione, e per questo motivo si vedrà la nascita di molti giochi a premi che si accorderanno con il momento di consumismo televisivo, poichè normalmente prendeva il sopravvento il contorno dello spettacolo e il gioco stesso veniva messo in secondo piano.
La cultura in tv è intesa come divulgazione, e con il suo linguaggio semplice ha unificato la nazione. Oltre all’utilizzo intelligente della lingua c’è anche un uso scenografico e sofisticato del mezzo, questo grazie all’uso della computer graphics e dei nuovi generi di programmi come i talk show.
La lotta tra tv e giornali per l’informazione è sempre stata un problema, anche perché il mondo dell’editoria ha avuto un crollo sostanziale con l’avvento dei mass media e soprattutto con quello della televisione, a causa della loro rapidità nella divulgazione della notizia e per la chiarezza dei fatti che accadono, comunque i giornali talvolta vengono preferiti proprio perché non c’è questa, a volte troppa, frenesia nello svolgere e diffondere la notizia, nell’editoria c’è tutta l’evoluzione e la spiegazione dei fatti ed in più il fruitore non è costretto a seguire le tempistiche dei palinsesti, rileggendo, allorquando ne abbia necessità, le notizie della giornata precedente. Uno dei problemi essenziali dell’editoria è il linguaggio, talvolta per molti troppo giornalistico e ricercato, ed è per questo che dalla maggioranza delle persone viene preferita la tv con il suo linguaggio semplice, diretto e coinciso. Ma l’editoria risponde a questo problema con potenti innovazioni telematiche, diventando multimediale con l’appoggio di siti internet dove trovare video e approfondimenti accessibili anche da cellulare. Ma rammarica pensare che l’obiettivo comune dei media sia quello di conoscere il proprio pubblico per poterlo sfruttare e controllare a suo volere, anche se ovviamente in questo caso la parola pubblico è intesa, in nome delle leggi sul mercato, come acquirente, il fatto non ci tranquillizza per nulla a maggior ragione quando immaginiamo e vediamo violati i nostri essenziali diritti di privacy vedendoci per giunta differenziati per età, sesso e classe sociale.
La lotta tra tv e giornali per l’informazione è sempre stata un problema, anche perché il mondo dell’editoria ha avuto un crollo sostanziale con l’avvento dei mass media e soprattutto con quello della televisione, a causa della loro rapidità nella divulgazione della notizia e per la chiarezza dei fatti che accadono, comunque i giornali talvolta vengono preferiti proprio perché non c’è questa, a volte troppa, frenesia nello svolgere e diffondere la notizia, nell’editoria c’è tutta l’evoluzione e la spiegazione dei fatti ed in più il fruitore non è costretto a seguire le tempistiche dei palinsesti, rileggendo, allorquando ne abbia necessità, le notizie della giornata precedente. Uno dei problemi essenziali dell’editoria è il linguaggio, talvolta per molti troppo giornalistico e ricercato, ed è per questo che dalla maggioranza delle persone viene preferita la tv con il suo linguaggio semplice, diretto e coinciso. Ma l’editoria risponde a questo problema con potenti innovazioni telematiche, diventando multimediale con l’appoggio di siti internet dove trovare video e approfondimenti accessibili anche da cellulare. Ma rammarica pensare che l’obiettivo comune dei media sia quello di conoscere il proprio pubblico per poterlo sfruttare e controllare a suo volere, anche se ovviamente in questo caso la parola pubblico è intesa, in nome delle leggi sul mercato, come acquirente, il fatto non ci tranquillizza per nulla a maggior ragione quando immaginiamo e vediamo violati i nostri essenziali diritti di privacy vedendoci per giunta differenziati per età, sesso e classe sociale.
P.1.3: “DALL’ANALOGICO AL DIGITALE”
La televisione è un mezzo elettronico il cui segnale può essere o analogico o digitale. Grazie al progresso, quello analogico è destinato ad essere soppiantato da quello digitale ed a oggi il passaggio da un sistema all’altro è quasi completato poichè sono ormai poche le emittenti che trasmettono i propri canali ancora in analogico. In principio il mercato diffuse lo strumento televisione con dei connotati tali da poter sfruttare a pieno il formato analogico di distribuzione del sapere, e questo avvenne primariamente a partire dalla fine degli anni ’20 nei principali stati Americani, in Germania ed in Inghilterra dove era possibile godere dei programmi in diffusione per via terrestre; mentre la tv via cavo vedrà una prima attuazione ufficiale nel ’48, negli Stati Uniti e dal ’78 il via cavo e/o il via etere verrà sostituito, parzialmente o non, dalle trasmissioni satellitari.
La codifica del segnale dell’informazione in digitale nasce con i primi computer, cioè circa nel 1941, ma la televisione digitale si diffonderà solo a partire dal 1994 e, per giunta, solo nel continente americano, ma chiaramente le problematiche relative a questo slittamento sono dovute ai costi eccessivi che le industrie, al tempo, avrebbero dovuto affrontare per la costruzione e realizzazione degli hardware necessari ad un’adeguata commercializzazione di tale prodotto.
La televisione digitale non presenta più qualità di quella analogica, ma facilita l’accesso a più utenti in quanto non ha bisogno dell’installazione di una parabola ma utilizza le strutture di quella analogica terrestre per ricevere i segnali; ma a suo favore, con la tv digitale, è possibile ottenere copie dell’informazione elettronica, trasmetterla senza errori, poichè viene codificata in numeri binari, in un sistema di telecomunicazioni ed è possibile manipolarla senza incorrere in problemi del tutto irrisolvibili. Quindi l’informazione stessa è più semplice da trattare perchè ovviamente più adatta alla riproduzione ed al trasporto, mentre l’informazione analogica, avendo molti più valori e variabili, è più instabile e quindi meno adatta al trasporto e alla copia. Abbiamo sopra specificato che il segnale digitale viaggia per due valori, in codice binario, come una sorta di On/Off, un interruttore senza via di mezzo; a causa di questa meccanica, in caso di poca ricezione di un determinato canale, il programma non viene trasmesso, sopprimendo però così i vari problemi di rumore e disturbo come il classico effetto neve oppure la fastidiosissima apparizione di bande a colori differenti.
Con l’avvento della televisione digitale e quindi di una trasmissione più rapida ed immediata dei dati, scongiurati i problemi di mancata ricezione appena sopra descritti, abbiamo un messaggio più pulito, più nitido e dall’altissima qualità percettiva. Sicuramente un altro punto di svolta che avviene con l’avvento della codifica a segnale digitale è l’interattività. Essa rende l’utente padrone di quello che desidera vedere, quasi del tutto svincolato dalle tempistiche serrate della vecchia televisione analogica e addirittura lo rende abilitato all’esecuzione e all’acquisto, direttamente da casa, di determinate operazioni o prodotti, come ad esempio versamenti su conti corrente, il pagamento delle bollette e/o l’acquisto di beni di consumo come vestiti o film. La televisione digitale in Italia si è diffusa con il disegno di legge presentato da Paolo Gentiloni e nel 1° gennaio del 1996 parte ufficialmente la tv via cavo a pagamento. Già dai primi mesi del 2000 i ricercatori italiani Mario Cardarelli e Vito Asta hanno iniziato a progettare una televisione digitale a piattaforma aperta e multicast chiamata “TW” e lo stanno sviluppando in collaborazione con AX DIGITAL SYSTEM e TECNOSYSTEM tramite piattaforma MAXX su LINUX.
La tv digitale terrestre nasce ufficialmente il 1° dicembre del 2003 da MEDIASET che attiva delle tv gratuite per il digitale. La televisione è stata una delle ultime fonti di informazioni ad essere diffusa in forma digitale proprio perchè inizialmente il problema dell’informazione elettronica codificata in quel formato era risolvere la grande quantità di spazio necessaria per l’archiviazione del materiale, questo però venne superato abilmente dall’aumento, in continua evoluzione, della miniaturizzazione dei circuiti e dell’abbassamento dei costi. Un altro problema cui si dovette far fronte era la trasmissione di questi dati, che sì erano più snelli di quelli analogici ma erano comunque difficili da trasmettere, soprattutto se in diretta, quindi fu necessario inventare dei sistemi di compressione sempre più fini ed educati che evitassero di demolire la qualità del video in favore di una più veloce trasmissione (uno dei formati di compressione migliore per il video in rapporto a qualità e dimensione è l’MPEG-2). Lo standard di formato italiano usato per le tv digitali è il DVB-S ed è il più diffuso nel mondo, ma a breve sarà sostituito dal DVB-S2, più efficiente e prestante. Ovviamente per poter godere della tv digitale è necessario avere o un decoder con relativo abbonamento o una televisione di ultima generazione. Agli inizi la tv si è autoproclamata come mezzo di distribuzione di immagini e suoni monodirezionale, poichè il flusso televisivo procede dalla produzione allo spettatore unilateralmente senza che questo abbia la possibilità di esprimere un feedback diretto. Con la digitalizzazione della tv troviamo il superamento di questa monodirezionalità in favore di un medium interattivo. La tecnologia ci mette a disposizione grandi innovazioni e una vastità di nuove possibilità ma è importante conoscerle e sapere con precisione come sfruttarle a nostro vantaggio senza diventarne schivi inconsci. La televisione ben presto muterà a favore dell’individualità, cioè sarà sempre più personale e, supponiamo quindi, senza un palinsesto predefinito.
La codifica del segnale dell’informazione in digitale nasce con i primi computer, cioè circa nel 1941, ma la televisione digitale si diffonderà solo a partire dal 1994 e, per giunta, solo nel continente americano, ma chiaramente le problematiche relative a questo slittamento sono dovute ai costi eccessivi che le industrie, al tempo, avrebbero dovuto affrontare per la costruzione e realizzazione degli hardware necessari ad un’adeguata commercializzazione di tale prodotto.
La televisione digitale non presenta più qualità di quella analogica, ma facilita l’accesso a più utenti in quanto non ha bisogno dell’installazione di una parabola ma utilizza le strutture di quella analogica terrestre per ricevere i segnali; ma a suo favore, con la tv digitale, è possibile ottenere copie dell’informazione elettronica, trasmetterla senza errori, poichè viene codificata in numeri binari, in un sistema di telecomunicazioni ed è possibile manipolarla senza incorrere in problemi del tutto irrisolvibili. Quindi l’informazione stessa è più semplice da trattare perchè ovviamente più adatta alla riproduzione ed al trasporto, mentre l’informazione analogica, avendo molti più valori e variabili, è più instabile e quindi meno adatta al trasporto e alla copia. Abbiamo sopra specificato che il segnale digitale viaggia per due valori, in codice binario, come una sorta di On/Off, un interruttore senza via di mezzo; a causa di questa meccanica, in caso di poca ricezione di un determinato canale, il programma non viene trasmesso, sopprimendo però così i vari problemi di rumore e disturbo come il classico effetto neve oppure la fastidiosissima apparizione di bande a colori differenti.
Con l’avvento della televisione digitale e quindi di una trasmissione più rapida ed immediata dei dati, scongiurati i problemi di mancata ricezione appena sopra descritti, abbiamo un messaggio più pulito, più nitido e dall’altissima qualità percettiva. Sicuramente un altro punto di svolta che avviene con l’avvento della codifica a segnale digitale è l’interattività. Essa rende l’utente padrone di quello che desidera vedere, quasi del tutto svincolato dalle tempistiche serrate della vecchia televisione analogica e addirittura lo rende abilitato all’esecuzione e all’acquisto, direttamente da casa, di determinate operazioni o prodotti, come ad esempio versamenti su conti corrente, il pagamento delle bollette e/o l’acquisto di beni di consumo come vestiti o film. La televisione digitale in Italia si è diffusa con il disegno di legge presentato da Paolo Gentiloni e nel 1° gennaio del 1996 parte ufficialmente la tv via cavo a pagamento. Già dai primi mesi del 2000 i ricercatori italiani Mario Cardarelli e Vito Asta hanno iniziato a progettare una televisione digitale a piattaforma aperta e multicast chiamata “TW” e lo stanno sviluppando in collaborazione con AX DIGITAL SYSTEM e TECNOSYSTEM tramite piattaforma MAXX su LINUX.
La tv digitale terrestre nasce ufficialmente il 1° dicembre del 2003 da MEDIASET che attiva delle tv gratuite per il digitale. La televisione è stata una delle ultime fonti di informazioni ad essere diffusa in forma digitale proprio perchè inizialmente il problema dell’informazione elettronica codificata in quel formato era risolvere la grande quantità di spazio necessaria per l’archiviazione del materiale, questo però venne superato abilmente dall’aumento, in continua evoluzione, della miniaturizzazione dei circuiti e dell’abbassamento dei costi. Un altro problema cui si dovette far fronte era la trasmissione di questi dati, che sì erano più snelli di quelli analogici ma erano comunque difficili da trasmettere, soprattutto se in diretta, quindi fu necessario inventare dei sistemi di compressione sempre più fini ed educati che evitassero di demolire la qualità del video in favore di una più veloce trasmissione (uno dei formati di compressione migliore per il video in rapporto a qualità e dimensione è l’MPEG-2). Lo standard di formato italiano usato per le tv digitali è il DVB-S ed è il più diffuso nel mondo, ma a breve sarà sostituito dal DVB-S2, più efficiente e prestante. Ovviamente per poter godere della tv digitale è necessario avere o un decoder con relativo abbonamento o una televisione di ultima generazione. Agli inizi la tv si è autoproclamata come mezzo di distribuzione di immagini e suoni monodirezionale, poichè il flusso televisivo procede dalla produzione allo spettatore unilateralmente senza che questo abbia la possibilità di esprimere un feedback diretto. Con la digitalizzazione della tv troviamo il superamento di questa monodirezionalità in favore di un medium interattivo. La tecnologia ci mette a disposizione grandi innovazioni e una vastità di nuove possibilità ma è importante conoscerle e sapere con precisione come sfruttarle a nostro vantaggio senza diventarne schivi inconsci. La televisione ben presto muterà a favore dell’individualità, cioè sarà sempre più personale e, supponiamo quindi, senza un palinsesto predefinito.
P.1.4: “LE WEB TV”
La web tv è la televisione fruita attraverso il web, la tecnologia base usata è lo streaming.
Grazie alla rete mondiale le emittenti sono raggiungibili in tutto il mondo, per avere una buona visione delle web tv si deve avere una connessione a banda larga, cioè ADSL o tramite un cavo a fibre ottiche.
Molte istituzioni pubbliche iniziarono ad usare le web tv per i loro innumerevoli vantaggi, tra cui i bassi costi d’impianto e la sua comunicazione diretta, oltretutto una legge del 7 giugno del 2000 ha previsto che le pubbliche amministrazioni si dotino di un ufficio stampa con giornalisti iscritti all’albo in modo da avere un contatto diretto con i cittadini, e con uso di sistemi audiovisivi usati e considerati come se fossero una stampa tradizionale.
La camera dei deputati e il senato hanno disposto un servizio di trasmissione diretta di tutti i lavori parlamentari con la possibilità di visionare l’archivio che prima era fruibile unicamente ai giornalisti della stampa parlamentare.
Una delle evoluzione della web tv si è la P2PTV, che si basa sulla condivisione di video in streaming con tecnologia peer-to-peer; questa tecnologia permette la condivisione e la trasmissione a molte persone di uno stesso prodotto anche a chi possiede poca banda di navigazione in modo così da ridurre i costi ed i tempi di share.
In breve possiamo definire lo streaming come un flusso di dati audio e/o video che vengono trasmessi da una sorgente a più destinazioni grazie ad una rete telematica; esistono due tipi di streaming cioè quello live o quello on-demand.
Nello streaming on-demand i file sono compressi e memorizzati in un server, l’utente può richiedere al server di inviargli i contenuti e non è necessario scaricare il video o l’audio per intero, ad esempio in quest’ultimo periodo si è diffusa questa modalità di condivisione tra i cineamatori, cioè guardare dei film, anche quelli usciti da poco nelle sale cinematografiche, direttamente su internet ad una buona qualità di immagine.
Lo streaming live, invece, è molto simile alle trasmissione in broadcasting, sullo stile di YouTube, dove anche qua i file sono compressi per alleggerire il carico su internet.
Dopo questa piccola spiegazione sullo streaming, ma necessaria per capire a pieno le possibilità delle web tv, torniamo all’argomento principale. Le web tv sono l’ultima vera avanguardia della televisione, sono fruibili via internet ed il mezzo principale su cui è possibile prenderne visione sono i personal computer dove l’utente diventa spettatore e si crea un palinsesto personale egli può inoltre usufruire della rete senza i limiti che possiede la televisione.
Altra evoluzione delle web tv sono le web radio, ovvero degli emittenti radiofonici che trasmettono in forma digitale il palinsesto su internet. Molte di queste reti sono amatoriali altre sono le classiche FM, dove mettono a disposizione i propri programmi su internet tramite un servizio di podcasting, dove l’utente può decidere di scaricare un dato episodio di una data trasmissione avvenuta in qualunque giorno dell’anno in qualunque momento egli desideri. L’audio attraverso il mezzo internet viene trasmesso tramite flusso di dati compresso che poi deve essere decodificato da un lettore multimediale.
Questa trasmissione di materiale informativo è il modo più semplice e veloce per diffondere un programma, è facile da realizzare, e gli utenti che usufruiscono delle web tv e delle web radio sta aumentando a dismisura.
Altra evoluzione delle web tv è il Cubovision, un dispositivo multimediale broadband dove è possibile accedere ai canali del digitale terrestre, alle web tv e al video on-demand in pay-per-view; ecco inizia ad essere distribuito nel mercato dalla Telecom Italia a partire dal 2010, questo se collegato all’antenna tv e all’adsl, permette la visione dei canali informativi che si trovano su internet, e a film o video on-demand. Con questo innovativo strumento è possibile organizzare i propri file e di memorizzare i file di telefoni, pc e macchine digitali tramite il trasferimento via WI-FI, schede SD e chiavi USB. In Inghilterra invece usano la tv CatchUp, si tratta sempre di una web tv ma per accedervi si deve essere esclusivamente un cittadino britannico, grazie a questo strumento si può fruire la visualizzazione live della programmazione delle principali emittenti inglesi con l’aggiunta di qualche canale tematico speciale, sfruttando la tecnologia dello streming per favorire la visualizzazione anche da dispositivi mobili. Un dato molto importante è che le web tv, in tutte le loro forme, stanno prendendo piede persino in molte scuole dove gli studenti, in collaborazione con gli insegnanti, organizzano delle web tv locali, chiamate telestreet, in cui producono e conducono dei programmi, video lezioni o conferenze su vari argomenti.
Il fenomeno della telestreet in Italia si è allargato a macchia d’olio, a partire dal 2008 erano circa 40 i canali che distribuivano l’informazione tramite l’ausilio di questo strumento, adesso, invece, sono oltre 160 e sono maggiormente concentrate in Lombardia, Abruzzo, Toscana, Lazio e Campania, e stanno aumentando sempre di più. Un motivo scatenante che ha favorito il dilagare di questo fenomeno è l’improvviso calo che la televisione ha subito nella fascia di età compresa tra i 18 e i 25 anni, la fascia di età più attiva nella produzione delle telestreet. Comunque è veramente semplice per fare un canale web e il costo non è neanche troppo eccessivo in relazione a quanto denaro serve per creare una redazione vera e propria, serve una videocamera digitale, una connessione internet a banda larga, un programma di editing per la regia e il montaggio dei video ed ovviamente una videocamera o un microfono. È possibile appoggiarsi a piattaforme come LIVESTREAM, USTREAM e COOLSTREAMING per poter accedere gratuitamente a dei servizi utili che permettono di trasformare una web tv in qualcosa di già semi-professionale così da poter raggiungere più facilmente un’ampia fascia di pubblico.
Il fenomeno della telestreet in Italia si è allargato a macchia d’olio, a partire dal 2008 erano circa 40 i canali che distribuivano l’informazione tramite l’ausilio di questo strumento, adesso, invece, sono oltre 160 e sono maggiormente concentrate in Lombardia, Abruzzo, Toscana, Lazio e Campania, e stanno aumentando sempre di più. Un motivo scatenante che ha favorito il dilagare di questo fenomeno è l’improvviso calo che la televisione ha subito nella fascia di età compresa tra i 18 e i 25 anni, la fascia di età più attiva nella produzione delle telestreet. Comunque è veramente semplice per fare un canale web e il costo non è neanche troppo eccessivo in relazione a quanto denaro serve per creare una redazione vera e propria, serve una videocamera digitale, una connessione internet a banda larga, un programma di editing per la regia e il montaggio dei video ed ovviamente una videocamera o un microfono. È possibile appoggiarsi a piattaforme come LIVESTREAM, USTREAM e COOLSTREAMING per poter accedere gratuitamente a dei servizi utili che permettono di trasformare una web tv in qualcosa di già semi-professionale così da poter raggiungere più facilmente un’ampia fascia di pubblico.
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